28 novembre 2011

PER TUTTE LE MAMME TROPPO SOLE


questo era uno di quei post che mi faceva sentire forte ed orgogliosa. non per qualcosa conquistato da me, no, ma regalatomi dal tempo che passa. pensavo. pensavo di aver smesso di avere paura che questi momenti si ripresentassero. speravo di aver definitivamente allontanato il senso di profonda solitudine che ti assale dopo sei ore che senti piangere tuo figlio. mi ero illusa di essermi lasciata alle spalle quello sconforto. credevo sinceramente che fosse arrivato il mio turno per poter consolare qualche mamma in giro per il web alla ricerca di parole adatte a lenire la silenziosa sofferenza di questi momenti. 
ce l'avevo lì fra i post iniziati, quelli un po' da cambiare, un po' da abbellire o da ripensare. era pieno di frasi confortanti, consolatorie. grondante di consigli, stucchevole nell'approccio didascalico tipo 'non vi preoccupate che poi passa, io sono stata veloce, ce l'ho fatta, ora sono una mamma serena'. l'ho cancellato. fino all'ultima parola. perché mi sono resa conto che quelle sensazioni non passano. tornano, magari per poco, ma tornano. quando qualcosa ti ha scavato così violentemente a fondo, la traccia della lacerazione rimane e fa male, come una cicatrice quando cambia il tempo. ed il tempo cambia anche dentro di me, a volte piove nonostante fuori ci sia un bel sole. a volte tira vento nonostante a spostare l'aria siano solo le corse  dei miei piccoli. a volte tuona anche se l'unico rumore è quello delle loro vocine. a volte i lampi mi accecano anche se tutto quello che ho costruito intorno a me brilla di una luce potente. 
ecco. la verità è che avevo fretta di scrivere di questo per darmi la possibilità di leggere da qualche parte che avevo scollinato. scripta manent. la verità è che il grosso slancio emotivo che permeava il post era tanto potente quanto la fretta di liberarmi di queste paure ancora troppo vicine: tanto da sentire ancora che effetto fanno. infatti non l'ho pubblicato. né prima né adesso, né mai lo farò. meglio convivere con questi fantasmi. meglio conoscerli più a fondo per saperli gestire sapientemente. meglio continuare a portarli dentro per cullarli, magari poi si calmano. come carlo: si è addormentato. se avessi completato e scelto di pubblicare l'altro post non sarei così sollevata. avrei tagliato un nodo,  non l'avrei sciolto. ma stanotte mi va di pettinare  i miei pensieri. 

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