22 dicembre 2011

TARLI

è molto comune il riflesso condizionato al consuntivo, nel periodo natalizio.
i più staranno pensando: orrore. già. sulle prime è quello che viene da pensare anche a me, sulle prime. se poi trovo l'umiltà di rifletterci su almeno un minuto, faccio pace con la mia parte convenzionale, quella più soggetta agli automatismi sociali e mi fermo. mi fermo, chiudo gli occhi e li comincio a sentire, i tarli. quelli che vivono, si muovono, scavano, scappano, muoiono dentro di me; quelli che ogni tanto tornano ad occupare il loro piccolo, stretto cunicolo scavato nella mia mente. alcuni me li hanno suggeriti. a qualcuno ho offerto la possibilità di nascere. qualcuno me lo porto dentro dalla nascita. qualcuno me lo hanno passato i miei genitori. qualcuno ha approfittato di un momento di distrazione e si è introdotto da solo. qualcuno me l'ha lasciato chi è passato nella mia vita. qualcuno me lo son proprio andato a cercare. qualcuno l'ho inventato, anche se non ne esisteva traccia. questi tarli sono buoni, però; nel corso degli anni hanno attraversato in lungo ed in largo tutta la mia testa di legno. le prime volte in cui li sentivo rosicchiare avevo le vertigini, perdevo un po' il senso dell'orientamento. ma ora li conosco, e non fanno più male. scavando hanno mangiato tanti miei pensieri, tante mie paure. hanno trasformato quello che hanno trovato ed hanno colmato quel vuoto con una nuova materia. elaborata, complessa, senz'altro più forte; ma molto più leggera. hanno messo in comunicazione parti di me che sembravano lontane.
ecco, a natale ricomincio a sentire i tarli, che lavorano tutto l'anno ma ormai li avverto solo ora, quando il freddo mi tiene in casa a pensare. quando i miei sensi, storditi dalla violenta fretta di tutti i giorni ritrovano la loro funzione originaria: sentire. quando osservo i miei bambini stupirsi per le luminarie. quando mi viene di vestirli di rosso, che è un colore che odio per tutto il resto dell'anno. quando ascolto musica classica al mattino, perché in quei giorni di tanti anni fa, c'era papà a casa per le vacanze e la metteva su, anche di mattina.
impossibile non tornare lì. impossibile non chiedersi cosa si è fatto, cosa si sta facendo, cosa si farà.
è vero. la mia corteccia inganna: posso sembrare troppo pesante per essere raccolta, come un pezzo di quercia bagnato di pioggia. ma se ti avvicini e mi sollevi, ti stupirai.
sono diventata leggerissima, grazie ai miei tarli...

3 commenti:

  1. Anonimo23.12.11

    Pensando al tuo sogno di campagna che condivido :-)
    Grazie per le tue parole gentili
    maurizio

    Dobbiamo andare piano
    Per me e te immersi nel silenzio:

    qui dove il paese tutt’intorno

    è quieto; addormentato nella delicatezza

    di questa stella della sera, scintillante

    nel polso della notte. Le luci del villaggio,

    come antichi bardi in preghiera, vengono

    gentilmente da noi sui campi di grano che spiga

    e docili pecore. Vorremmo far parte

    di questo posto, dove il sonno non è quello cittadino,

    dove il sonno è pieno e lieve e vicino

    come il profilo di una foglia in un bicchiere di tè; ma

    la conoscenza ha dipinto nel cuore di ognuno di noi

    occhi rotti nel capo: non abbiamo scelta: vediamo

    tutto le cose che piangono ed i giorni ricchi

    su quest’umile terra, mischiando

    trombe di taxi e disperazione gigantesca

    con ogni paesaggio, qui, o altrove.


    In lingua originale:



    WE MUST BE SLOW



    Kenneth Patchen







    For you and I are bathed in silence:

    Here where the country all about

    Is quiet;asleep in the softness

    Of this evening star;sparkling

    On the wrist of night. The village lights,

    Like ancient bards at prayer, come

    Gently to us over field of growing corn

    And docile sheep.We’d like belonging

    Here,where sleep is not of city-kind,

    Where sleep is full and light and close

    As outline of a leaf in glass of tea; but

    Knowledge in the heart of each of us

    Has painted rotten eyes within

    The head :we have no choice : we see

    All weeping things and gaudy days

    Upon this humble earth,blending

    Taxis’ horns and giant despair

    With every landscape, here,or anywhere.

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  2. immancabile. sei così caro a passare sempre di qua. grazie di tutto.

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  3. ...dimenticavo. non solo a passare, ma a lasciare ogni volta un tuo preziosissimo contributo..

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